Aneliamo l’avvio della fase 2 e forse ci siamo quasi…non nascondiamoci, però, la ripartenza sarà necessariamente una sfida per le imprese, sotto diversi profili e non soltanto quello della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, che rimane chiaramente un tema di pubblico interesse poichè centrale nella lotta al contagio c.d. da ritorno.
La sfida per la ripresa vedrà le imprese più strutturate impegnate nella compliance a legislazione emergenziale (come sostenuto dalla circolare 4/2020 di Assonime), mentre le realtà di minori dimensioni, oltre a sentire maggiormente la crisi economico-finanziaria, soffriranno anche la mancanza di un adeguato assetto organizzativo e di controllo, oltre all’assenza di procedure, col rischio di incorrere in contestazioni di illeciti amministrativi dipendenti da reato.
L’emergenza sanitaria ha visto stravolgere l’organizzazione del lavoro, con il ricorso allo smart-working, ed ha comportato per alcuni la modifica o la conversione delle produzioni, con novità inerenti ad approvvigionamenti e clienti.
La domanda da porsi è la seguente: l’attuale pandemia può costituire l’occasione per la commissione di ipotesi di reato legate all’esercizio dell’attività di impresa?
Certamente sì.
Ci si potrebbe anche chiedere, quanti modelli di organizzazione, gestione e controllo siano di per sé idonei a fronteggiare una situazione straordinaria (non certo il covid-19 di per sé), tali ad esempio da contenere una mappatura completa di tutti i tipi di rischi di commissione dei reati e le procedure necessarie.
Il contesto di operatività imprenditoriale che si è venuto a creare in seguito all’attuale emergenza comporta, infatti, specifici rischi di reato, con attenzione rivolta verso specifiche aree e processi: va da sé che laddove non venissero rispettate le misure previste dalle disposizioni governative, all’impresa potrebbe addebitarsi di aver proseguito l’attività risparmiando sui costi o di aver conseguito altre forme di vantaggio, quali l’efficienza dei processi produttivi.

E’ la compliance, dunque, una prima risposta essenziale per una corretta ripartenza.

La fantasia del crimine non conosce limiti nel suo manifestarsi e un contesto emergenziale come quello che stiamo vivendo è un’occasione ghiotta anche per infiltrazioni della criminalità organizzata.
Il 16 aprile scorso l’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia ha pubblicato un documento relativo a “Prevenzione di fenomeni di criminalità finanziaria connessi con l’emergenza da covid-19”, dove troviamo una buona esemplificazione di fatti criminosi che trovano occasione propizia nell’attuale emergenza sanitaria.
Ricapitoliamo dunque le possibili ipotesi di reato:
– certamente l’omicidio colposo e le lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con particolare riferimento alla legislazione emergenziale; ipotesi connesse allo smaltimento di rifiuti (la Procura di Trani indaga per lo smaltimento di mascherine infette)
– fatti di corruzione negli affidamenti per approvvigionamento di forniture e servizi necessari all’attività di assistenza e ricerca
– frodi innescate sulle raccolte di fondi, anche con modalità on line tipo crowdfunding, a favore di fittizie organizzazioni non profit
– infiltrazione delle associazioni criminali all’interno di aziende in crisi con finalità di riciclaggio
– condotte collusive e/o truffe nel conseguimento di pubbliche erogazioni, malversazione a danno dello Stato e attività distrattive collegate anche a reati societari e fallimentari
– offerta e commercializzazione di dispositivi di protezione individuale, igienizzanti, apparecchi elettromedicali non esistenti ovvero contraffatti o di qualità inferiore agli standard richiesti
– alterazioni del mercato nella sottoscrizione/vendita di titoli di aziende impegnate nella ricerca scientifica o nella produzione di device elettromedicali
– moltiplicarsi di crimini informatici (rinvio sul punto all’articolo di questo blog del 22 marzo “Le piccole e medie imprese sotto il tiro degli hacker”), connessi anche ai pagamenti elettronici a distanza
Quali sono le aree di attività a rischio di commissione reato?
Prime fra tutte salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ma anche gestione dei rifiuti, sicurezza informatica, rapporti con la pubblica amministrazione, supply chain e logistica, risorse umane, amministrazione e finanza
Come procedere?
– risulta certamente essenziale la funzione di vigilanza che l’Odv è istituzionalmente deputato a svolgere, al fine di verificare la tenuta e l’idoneità del modello per rischi di reato in relazione a processi e aree di attività che, al momento della sua adozione, potevano apparire non a rischio ovvero potevano costituire rischi indiretti: pertanto, a seconda dei casi, aggiornamento delle aree sensibili (l’attuale situazione può comportare un nuovo scenario di illeciti non adeguatamente mappato) ovvero adozione/implementazione di quei presidi e procedure che si rendono temporaneamente necessarie nelle aree sensibili
– rivedere l’assetto dei controlli e dell’organizzazione, con necessario e costante coordinamento, ciascuno nelle rispettive funzioni, tra organismo di vigilanza e organo gestorio, organi di controllo interno, internal audit, funzioni compliance e Rspp, comitato di crisi interno, che assume un ruolo centrale
– potenziamento dei flussi informativi e della reportistica, da e verso l’Odv, e previsione di specificità delle informazioni
– tempestiva informazione e, se del caso, formazione a distanza sul nuovo scenario rilevante ai sensi del D.Lgs. 231/2001 e sulle implementazioni apportate
– se necessario, implementare il codice disciplinare
– verificare le segnalazioni anonime e monitorare l’adeguatezza del canale predisposto per il whistleblowing

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