L’odierna entrata in vigore delle nuove disposizioni volte a contrastare l’emergenza sanitaria da Covid-19 impone una riflessione non soltanto sull’obbligo di adottare le misure necessarie a tutelare la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche sulla necessità di una efficace attuazione.

La parola d’ordine è effettività.

Ce lo dicono le norme (tra le altre, art. 30 T.U.81/08, artt. 6, 7 D.Lgs. 231/2001), ce lo ripete costantemente la giurisprudenza, di merito e legittimità.

Quando ci troviamo a progettare un sistema di gestione della salute o a predisporre un modello di organizzazione, gestione e controllo 231, compiamo analisi e valutazioni dettagliate, scansioniamo l’attività d’impresa, al fine di costruire protocolli che prevengano infortuni e malattie professionali, oltre ad ulteriori ipotesi di reato (tra quelle considerate c.d. presupposto e tassativamente previste dalla norma) che possono verificarsi nell’esercizio di una specifica organizzazione imprenditoriale.

Questi protocolli, quando adottati, non escludono la responsabilità laddove poi non vengano efficacemente attuati: il principio vale tanto di più per il contenimento del contagio da nuovo coronavirus.

Non è sufficiente una “formale” applicazione delle disposizioni volte a prevenire il propagarsi del virus, non basta aggiornare le valutazioni del rischio e rivedere la fase di “informazione”.

Occorre “l’effettività” che si estrinseca innanzitutto con una responsabilizzazione di tutti i dipendenti, apicali e sottoposti.

E’ necessario far acquisire, a tutti i livelli, consapevolezza (ad esempio, tramite la diffusione di un video formativo), occorre rivedere la pianificazione dell’attività, limitare dall’interno gli spostamenti, aggiornare i protocolli, se necessario verificare la tenuta del codice disciplinare, esaminare i rapporti con i soggetti terzi ed eventuali clausole contrattuali in vigore tra le parti, è essenziale che tutte le figure coinvolte e gli appositi organismi interni, ciascuno nelle rispettive funzioni, esercitino il potere di direzione, controllo e vigilanza, mediante un rafforzamento anche dei flussi informativi, che devono essere anch’essi funzionanti.

Non è in gioco la sola tutela dell’incolumità e della vita dei dipendenti, ma l’elevata contagiosità del virus accertata dalla comunità scientifica comporta che eventuali violazioni commesse dall’interno, possano significare una propagazione all’esterno, con il rischio di ulteriori contestazioni di responsabilità.

Scriviamo, dunque, informative e protocolli, ma attuiamoli: evitare, ad esempio, il gesto del saluto con la mano, non è sintomatico di un’offesa, ma di rispetto.

L’efficace attuazione di una norma, di una cautela di un modello presuppone innanzitutto una cultura d’impresa radicata sul rispetto della persona ed improntata a valori di legalità e solidarietà che, in questo contesto, contribuiranno alla ripresa di una vita normale.