In questi giorni siamo bombardati da fake news, le c.d. bufale dell’informazione, attinenti alle più svariate notizie: dalle caratteristiche del virus, alla sua lesività, ai soggetti contagiati, per arrivare alla denuncia del Financial Times sulla politica di inquinamento dell’informazione in tema di covid-19 da parte del governo russo.
Il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia postale (Cnaipic) è concentrato sulla rilevazione del proliferare di nuove truffe online e hacker che, anche tramite le fake news, tentano di “infettare” i dispositivi.
I messaggi si diffondono nella rete, vengono condivisi all’interno delle chat e giungono ad indicare, ad esempio, l’esistenza di personale contagiato all’interno di esercizi commerciali, tra i pochi a cui è consentito di rimanere aperti.
Gli utenti, avvinti da un sentimento di paura, sono indotti a condividere, sempre e comunque, forse in nome di una solidarietà sociale, volta a contrastare il contagio (nel dubbio, il messaggio viene inoltrato, a prescindere dalla sua fondatezza e verità).
Si tratta, spesso, di notizie artatamente costruite e che vengono percepite come vere dagli utenti, poiché vanno a toccare le emozioni condivise da buona parte della pubblica opinione in ordine ad ambiti fondamentali della nostra vita, come ad esempio la salute.
La storia è vecchia: si pensi alla nota questione legata alle vaccinazioni, su cui anche la Corte di Cassazione, Sez. Lav., 11/12/2017 n° 29583, si è pronunciata, uniformandosi ai principi di politica vaccinale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, fatti propri dal Ministero della Salute, destituendo il fondamento di una delle fake news di maggiore propagazione planetaria degli ultimi tempi.
Eppure stando alle ricerche statistiche (ne cito una, ad esempio, pubblicata di recente dalla Harvard Kennedy School Misinformation Review da ricercatori del Annenberg Public Policy Center dell’Università della Pennsylvania) queste fake continuano ad influenzare le decisioni dei genitori, che, in gran numero, prestano maggiore affidamento alle opinioni condivise nei social piuttosto che al parere della scienza.
Per le aziende, questo è un nuovo alert.
Ora, a prescindere dalla connotazione penale dei fatti commessi, l’effetto su chi è colpito dalla fake news è devastante in termini di danno: all’immagine, all’identità ed alla reputazione, anche digitali, oltre a quello patrimoniale, soprattutto in un momento di già ovvia e conclamata difficoltà economico-finanziaria.
Basti pensare al riflesso che può avere ora una notizia che rappresenti la diffusione del virus all’interno di un luogo di lavoro, tra quelli, ad esempio, aperti al pubblico.

Che cos’è una fake news?
Fake news, si cita testualmente dall’Eciclopedia Treccani, è una locuzione inglese (lett. notizie false), entrata in uso nel primo decennio del XXI secolo per designare un’informazione in parte o del tutto non corrispondente al vero, divulgata intenzionalmente o inintenzionalmente attraverso il Web, i media o le tecnologie digitali di comunicazione, e caratterizzata da un’apparente plausibilità, quest’ultima alimentata da un sistema distorto di aspettative dell’opinione pubblica e da un’amplificazione dei pregiudizi che ne sono alla base, ciò che ne agevola la condivisione e la diffusione pur in assenza di una verifica delle fonti.
Le fake news rappresentano il nuovo cancro dell’informazione, capaci di generare e divulgare sentimenti di odio, sospetto, diffusa disinformazione, lesione incommensurabile alla reputazione, con l’effetto di distorcere la verità, per manipolare beni fondamentali dell’individuo o della collettività, per alterare il mercato, l’economia, orientare politicamente un popolo.

Dove nasce una fake news? Fuori e/o dentro la rete e si diffonde con la condivisione sui social network

Come si può monitorare? Tramite la web intelligence, con acquisizione di dati in tutto il mondo web e verifica dei contenuti intercettati come possibili fake; il processo a ciò deputato comporta un impiego sistematico di modelli analitici che identificano le pagine che potrebbero trattare la tematica in questione e i domini, con esame, all’interno della pagina dei contenuti ad alta probabilità di veicolare false informazioni che verranno esaminati dagli esperti, con classificazione di semantiche riferibili alle fake news.

Come si può contrastare? Con intervento diretto sui contenuti scorretti, azioni legali volte alla rimozione, deindicizzazione o modifica dei contenuti, denuncia alla Polizia Postale sino all’intervento sul canale, con inibizione di sponsor. Le prove raccolte andranno conservate in modalità c.d. web forensics tramite appositi software.

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Da parte degli utenti, occorre dunque grande cautela nel condividere sempre e qualunque informazione; le imprese, invece, dovranno attenzionare la rete tramite potenziamento dei controlli delle funzioni IT, segnalare alla polizia postale ogni anomalia o fake content e denunciare i fatti di reato, in caso di attacco informatico perpetrato anche tramite una notizia falsa, dovranno valutare l’opportunità di divulgare tempestivamente un comunicato ufficiale che smentisca, avvalendosi degli ordinari canali di informazione, ma assicurando alla notizia che ripristina la verità almeno la medesima diffusione della fake news, tenendo chiaramente conto della dislocazione dell’azienda sul territorio nazionale.